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domenica 31 gennaio 2016

Vermont Marijuana Legalization Bill Clears First Hurdle

By Matt Simon | Marijuana Policy Project
January 29, 2016 6:12 PM




MONTPELIER, VT — The Vermont Senate Committee on Judiciary approved a bill (4-1) on Friday that would end marijuana prohibition in the state and regulate marijuana for adult use.

Senate Bill 241 would make it legal for adults 21 years of age and older to possess up to one ounce of marijuana and establish a tightly controlled system of licensed marijuana cultivation sites, testing facilities, and retail stores.

It would also create a study commission to examine issues such as edible marijuana products and home cultivation, which would not be allowed under the bill. It would remain illegal to consume marijuana in public or drive under the influence of marijuana.

“I want to thank Senator Sears for his leadership and the entire Judiciary Committee for their hard work on this bill,” Gov. Peter Shumlin (D) said in a statement Friday. “This legislation meets the principles I outlined in my State of the State Address and I believe it provides the framework for our state to cautiously, step-by-step and in the Vermont way end the failed war on drugs policy of marijuana prohibition. This debate is about whether we can take a smarter approach towards marijuana, which is already widely available and used by tens of thousands of Vermonters.”

“Promoting prevention, keeping marijuana out of the hands of kids, getting rid of illegal drug dealers, and doing a better job responding to impaired drivers already on our roads, I believe this legislation is a huge improvement on the failed war on drugs,” Shumlin continued. “I look forward to working with the legislature as they continue to debate this issue.”

If approved, the new law would not take effect until January 2018.

The bill, which is still very much a work in progress, will now go to the Senate Committee on Finance for consideration.

If you are a Vermont resident, please visit the Vermont Coalition to Regulate Marijuana to find out how you can help.

Vermont Marijuana Legalization Bill Clears First Hurdle

domenica 24 gennaio 2016

Ringraziamenti

Caro amico, caro lettore, caro passante, oggi questo post è dedicato a te. 

Oggi ti dedico il lavoro di 10 anni, un hobby, come lo ha chiamato qualcuno, un'ossessione, come l'ha chiamato qualcun'altro. Questa dedica segue alla presentazione del libro "legalizzare con successo" di Luca Marola evento molto interessante al quale ho assistito con piacere e attenzione. Una bella occasione per avere fatto cultura sul tema della legalizzazione della cannabis.


Marco Bosi
Perciò ti dedico, caro lettore , il ringraziamento a Marco Bosi, il cui intervento alla presentazione del libro di Luca Marola, ha sottolineato la necessità di un cambio di prospettiva nel trattare il tema stupefacenti. Ringraziamolo perchè la voce di molti, tra cui questo blog, è stata finalmente ascoltata. La cannabis, ovviamente, è un argomento del quale, nel movimento 5 stelle di Parma, si ha sempre fatto fatica a parlare. Parlano le esperienze personali.

Che fine ha fatto la votazione durante l'assemblea di Parma in Movimento, per vendere tramite farmacia, cannabis terapeutica, votata tre anni fa? Ricordiamo che le assemblee del movimento 5 stelle di parma, sono sempre state solo un esercizio di democrazia, più per i membri della giunta che per i cittadini. Per la giunta, per ascoltare fino a dove potersi spingere politicamente. Per questo, a Parma, la democrazia diretta, non può essere applicata all'interno del movimento, ma solo fuori!

Bisogna dargli merito di aver cercato di ascoltare i cittadini, con esasperante lentezza. Come è possibile, che il tema della cannabis, sia stato utilizzato in questi anni, solo come spot elettorale mal orchestrato, piuttosto che un tema sul quale condurre una battaglia di civiltà e sicurezza?
Viene da domandarsi; si continueranno a comportare come i loro predecessori, ignorando le politiche da adottare o hanno intenzione di approvare progetti e ordinanze in favore di una tolleranza sul consumo di cannabis a partire dall'aspetto medico?


Laura Rossi
Se il capogruppo del gruppo di maggioranza del consiglio comunale di Parma si esprime in senso di tolleranza verso il consumo di cannabis, come si sposava la presenza, alla presentazione del libro, dell'assessore alla sanità Laura Rossi. Soprattutto alla luce del fatto che, in un occasione di ascolto pubblico sia stata sprecato un momento di dialogo diretto tra cittadini e organismo di direzione dell'attività comunale, dichiarando che la giunta non è interessata al problema cannabis. 

Apriti o cielo, cosa farà adesso l'assessore Rossi e la giunta? I presupposti sono 3 anni di nulla. Il futuro ci riserverà qualche cosa di diverso?


Luca Marola e Giuseppe Civati
Care lettore, ti dedico anche il particolare ringraziamento che va a Luca Marola, pioniere, luminare e frontrunner di un movimento sociale antiproibizionista. Una persona coraggiosa, che da anni porta avanti la bandiera antiproibizionista a Parma, come un moderno Picelli della cannabis. L'oltretorrente ha alzato barricate ... "di fumo".
Caro Luca, siamo con te! E' stato un gesto STORICO, il fare presente a due persone di spicco della giunta comunale, e quindi all'amministrazione, pubblicamente, la necessità di un cambiamento nelle politiche sulla cannabis a partire da azioni concrete della giunta, come già avvenuto a Roma e Torino. Grazie Luca!

sabato 23 gennaio 2016

Cannabis, alla Feltrinelli di Parma dibattito con Civati sulla legalizzazione


Luca Marola ha presentato alla libreria Feltrinelli il volume "Legalizzare con successo, l'esperienza americana sulla Cannabis" dove ha raccolto le testimonianze della stampa statunitense che, senza pregiudizi ideologici, ha osservato da vicino l'emersione del mercato legale della cannabis e le sue ricadute positive sull’intera società. Il libro - ricco di dati, cifre, aneddoti e opinioni - si candida ad essere un utile strumento di riflessione. E' intervenuto con l'autore Pippo Civati, fondatore del movimento Possibile.
Il dibattito sulla regolamentazione della cannabis - spiega Marola - ha finalmente contagiato anche l’Italia. "Oramai la legalizzazione non è solo riconosciuta da ampi strati della società italiana come una buona idea, soprattutto se paragonata al totale fallimento delle politiche repressive e proibizionistiche applicate finora, ma anche come una buona pratica di governo del fenomeno. Dal 2014 Colorado, Washington, Oregon, Alaska e Washington, DC hanno completamente legalizzato il mercato della marijuana con risultati positivi e sorprendenti.
(Foto Marco Vasini)

Repubblica.it: Cannabis, alla Feltrinelli di Parma dibattito con Civati sulla legalizzazione

giovedì 21 gennaio 2016

International Prohibition: The Next Battleground

By Alice O’Leary-Randall on January 20, 2016

Recently two U.S. cannabis reformers Steph Sherer of Americans for Safe Access (ASA) and Michael Krawitz of Veterans for Medical Cannabis Access (VMCA) traveled to Geneva to address a committee of the World Health Organization (WHO) about cannabis reform. In the complicated scheme of international drug control, WHO is similar to the U.S. Food and Drug Administration (USFDA). And like the USFDA, WHO has numerous committees and sub-committees that have their fingers in the cannabis control pie. Among them is the Expert Committee on Drug Dependence (ECDD) which had its first meeting in 1949 and, according to its website, “has played a central role in the international drug control system.”

ECDD is rather like a blend of the U.S. National Institute on Drug Abuse (NIDA) with the tonality and thought-processes of the Drug Enforcement Administration (DEA). It’s main task is “to carry out medical and scientific evaluations of the abuse liability of dependence-producing drugs falling within the terms of the 1961 Single Convention on Narcotic Drugs and the 1971 Convention on Psychotropic Substances.”

In November the ECDD held its 37th Open Session and invited comments on drugs under their purview. Of the nine presentations only two, from Sherer and Krawitz, addressed cannabis. The other seven were focused on ketamine. This surprised both Sherer and Krawitz since the UN has announced a Special Session of the General Assembly on the world drug problem in April 2016. The reformers reasoned that this meeting of the ECDD would be a “dress rehearsal” for the upcoming UN meeting which goes by the rather odd acronym, UNGASS. Additionally, in June 2014, the ECDD had been presented with an Information Document entitled “Cannabis and Cannabis Resin” which frequently makes reference to “when the committee reviews” cannabis. It was natural to think that this last scheduled meeting prior to the UNGASS review would be ECDD’s opportunity to discuss cannabis… at least openly.


The committee chairman began the meeting by proudly stating, “Everybody who requested a speaking slot got one.” Krawitz knew that wasn’t the case since two colleagues, one from Czechoslovakia and the other from France, had submitted requests to speak and were turned down. Being able to cherry-pick witnesses is a hallmark of prohibitionists throughout history but there is another, more sinister tactic — censorship.

Both Krawitz and Sherer provided written statements ahead of the meeting and were allowed to orally present those statements in Geneva. Krawitz used part of his precious presentation time to aim some criticism at ECDD member Bertha Madras.

Dr. Madras is a U.S. professor of psychobiology in the Department of Psychiatry at Harvard University Medical School. She served as the Deputy Director for Demand Reduction in the G.W. Bush White House Office of National Drug Control Policy. She believes that marijuana causes a loss of IQ in teenagers, supports random drug testing of students and was the single witnesscalled by the government in 2014 during evidentiary hearings in a California courtroom. She steadfastly maintained that plant-derived medicines were inferior to single-ingredient medications.

It can be safely said that Dr. Madras’ mind is made up when it comes to medical cannabis.

Aware of Dr. Madras’ stance on cannabis, Krawitz was appalled at her presence on the ECDD committee and he wrote:

“Finally I just have to make a note that in the United States we have been making efforts for years to reschedule cannabis at the national level and one of our key opponents, speaking for the United States government in opposition to us in our efforts was Dr. Madras and I would ask the committee to look into this relationship between the United States government and Dr. Madras.”

Krawitz must have struck a nerve. When the committee published the presented papers from the meeting there were only eight. Krawitz’s paper was nowhere to be found. He immediately contacted the ECDD, asking that his paper be included in the list. Several days later he asked again.

When Krawitz’s statement was finally added to the online list of presentations the 68 words on Dr. Madras were missing.

Had Krawitz’s words been inflammatory or derogatory it might make sense that they would be redacted. But when a citizen requests a review of one of the policy makers and that request is eliminated from a written statement there can be only one word — censored.

The writing may already be on the wall with regard to the UN’s long awaited “Critical Review” of drug control policy.

Have you ever been censored when speaking about cannabis? Tell us in the comments below.
Alice O’Leary-Randall is the widow of Robert C. Randall, the acknowledged founder of the medical cannabis movement. She lives in Sarasota, Florida and is a retired hospice nurse. Since retirement, she has returned to the fight for medical cannabis on many fronts. She serves as the medical cannabis ambassador for Mary’s Medicinals and on the Board of Directors for Mary's Foundation of Caring. Additionally she is on the Board of Directors for the American Cannabis Nurses Association. She is the executive editor for Mary's Cannabis Primer and a frequent contributor to Cannabis Now Magazine and Huffington Post. She is the author of two books on the medical cannabis issue. Medical Marijuana in America:Memoir of a Pioneer is an autobiography published in 2014. In 1998 she and her late husband co-authored Marijuana Rx: The Patients' Fight for Medicinal Pot.



International Prohibition: The Next Battleground

mercoledì 20 gennaio 2016

ISIS seizes £4bn drug ring from the Mafia to fund its brutal terror campaign

Jihadists are flooding Britain with cannabis from the Albanian drug farm as intelligence experts warn that Islamist extremism is taking hold in Europe




Jihadists are flooding Britain with cannabis from the Albanian drug farm as intelligence experts warn that Islamist extremism is taking hold in Europe

In Albania Islamic State is raising cash for its terror campaign by running cannabis farms and shipping the drug to Britain.

The evil caliphate has seized control of a $4billion Mafia marijuana growing operation in the rural mountains of Albania – giving it a foothold in Europe.

Private jets and ships take the £4billion-a-year harvest to Mafia bosses in Italy, who distribute it, the Sunday People reports.

ISIS moved into the lucrative trade after security services fought their way into an Albanian Mafia HQ in the hill village of Lazarat.

Far from putting paid to cannabis farming, the 2014 raid cleared the way for ­extremists to take over by removing the Mafia.

ISIS now recruit in the area – often from the Mafia itself.

Read more: ISIS seizes £4bn drug ring from the Mafia to fund its brutal terror campaign

martedì 19 gennaio 2016

Arriva la marijuana di stato: a Rovigo il centro per la cannabis terapeutica

Una novantina di piante madri della cannabis riposano in uno stanzone m ambiente controllato al terzo piano del Crea-Cin di Rovigo, unico centro italiano deputato alla selezione della marijuana per uso medicinale, esposte al calore artificiale di lampade gialle al sodio da mille watt. I rametti poi vengono donati, impiantati in lana di roccia e trasferiti in un incubatore nella stanza di fianco, alla temperatura di 25 gradi e a un’umidità del 90%. Da qui le piantine prenderanno la via dello stabilimento chimico-farmaceutico militare di Firenze, che le coltiverà fino a raccoglierne le infiorescenze, essiccarle e a confezionare le dosi di farmaco.

A Rovigo il centro ricerche che seleziona la cannabis terapeutica


Se il prossimo giugno l’Aifa darà la sua approvazione a tutto il procedimento, sarà possibile passare alla produzione vera e propria: «In Europa l’uso medico della cannabis è consentito finora in Austria, Belgio Finlandia, Francia, Germania, Paesi Bassi (per anni in prima fila nella ricerca), Portogallo, Spagna, Svizzera e Regno Unito. Il prezzo della cannabis per uso terapeutico, che viene importata interamente dall’Olanda, si aggira fra i 30 e i 36 euro al grammo, perché agli 8 euro iniziali si sommano le spese di trasporto, assicurazione, Iva, grossista e del farmacista, che ne raddoppia il prezzo in quanto prodotto galenico magistrale – spiega il dottor Gianpaolo Grassi, primo ricercatore del Crea-Cin, Centro ricerca colture industriali del ministero delle Politiche agricole -. È una cifra che potrebbe essere dimezzata se la producessimo qui in Italia, dato che si eliminerebbero i passaggi del grossista e le spese di trasporto e assicurazione».

La cannabis di stato è stata voluta fortemente dal Governo Renzi

La sede del centro è una palazzina Anni 50 alle porte di Rovigo, con sistema d’allarme e porte blindate. È qui – si legge su “la Stampa” – che, dopo 10 anni di studi e fra qualche inconveniente come la visita della Finanza che sigillò temporaneamente le piante alcuni anni fa, e qualche furto nella serra esterna, gli esperti hanno selezionato due varietà di cannabis, ribattezzate CinBo e CinRo. La prima è a più alta concentrazione di The, il principio attivo della canapa, la seconda è un ibrido con The e Cbd, il cannabidiolo, studiato per i suoi effetti antìepilettici.


sabato 16 gennaio 2016

Cannabis terapeutica depenalizzata? Solo per i soggetti autorizzati alla coltivazione

E’ stato depenalizzato il reato di coltivazione di cannabis a scopo terapeutico per i pazienti? No, assolutamente no. La legge approvata ieri dal governo, e riportata in modo confusionale dalla stampa italiana, riguarda in realtà solo i soggetti autorizzati alla coltivazione, che, tradotto, significa che ad oggi vale solo ed esclusivamente per lo stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze e il CREA-CIN di Rovigo, uniche strutture ad oggi autorizzate dallo Stato a portare avanti una coltivazione di cannabis nel nostro Paese.

In particolare la depenalizzazione riguarda le violazioni dei soggetti autorizzati a coltivare piante da cui ricavare cannabis a scopo terapeutico, che da reato penale diventano illecito amministrativo. Quindi si depenalizzano solo le coltivazioni già autorizzate, quando il proprietario delle coltivazioni avesse trasgredito alle norme previste dall’autorizzazione stessa. In altri termini, se l’ente autorizzato non rispettasse in qualche modo le autorizzazioni, i responsabili andrebbero incontro ad una multa invece che al rischio di finire in carcere.

Quindi per i cittadini non cambia niente, neanche per i malati che utilizzano la cannabis a scopi terapeutici, i quali continueranno ad essere perseguiti anche per la coltivazione di una sola pianta.

“Non c’è nessuna depenalizzazione della coltivazione di cannabis ad uso terapeutico, la cui produzione è stata autorizzata dal ministero lo scorso anno”, ha precisato la ministra della Salute Beatrice Lorenzin. Il Consiglio dei ministri ha “soltanto depenalizzato alcune prescrizioni: se ci sono delle prescrizioni in cui ci sono delle violazioni, alla prima scatta un’ammenda amministrativa molto pesante, mentre se non si ripristina la procedura viene revocata l’autorizzazione”.

Redazione cannabisterapeutica.info

Cannabis terapeutica depenalizzata? Solo per i soggetti autorizzati alla coltivazione

venerdì 15 gennaio 2016

Federal Reserve Official Jumps To Pot Industry

by Claire Groden
JANUARY 12, 2016, 1:20 PM EST

The cannabis industry gets some help.
The growing pot industry just gained a useful advocate: a Federal Reserve bank official.
On Tuesday, the legal cannabis-focused private equity firm, Privateer Holdings, announced the appointment of Dante Tosetti, a former examiner at the San Francisco Federal Reserve, to be their director of Treasury compliance.
The appointment comes as the burgeoning cannabis industry struggles to attract banking partners, many of which are scared off by the complex laws governing the drug that is still illegal under federal law. “It’s no secret that banking is one of the legal cannabis industry’s biggest challenges,” Michael Blue, founding partner and Chief Financial Officer of Privateer Holdings, said in a press release. “His hiring is…a reflection of our commitment to operating with the highest standards of compliance while forging new ground in accelerating the development of the cannabis industry globally.”
As the director of Treasury compliance, Tosetti is tasked with encouraging banks to work with companies in the cannabis sector by helping them understand the legal red-tape around it. “My goal is to change the misconception that servicing the cannabis industry is a compliance burden for banks,” Tosetti told The Wall Street Journal’s MoneyBeat.
Tosetti is the second federal employee to be nabbed by Privateer, following former U.S. Drug Enforcement Administration investigator Patrick Moen who now serves as the firm’s Managing Director of Compliance and General Counsel.

giovedì 14 gennaio 2016

COMMISSIONI RIUNITE 
II (Giustizia) 
e XII (Affari sociali) 

SOMMARIO

SEDE REFERENTE: 
Disposizioni in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della venditadella cannabis e dei suoi derivati. C. 3235 Giachetti, C. 972 Gozi, C. 2015 Civati, C. 2982 Daniele Farina, C. 3048 Turco, C. 3229 Nicchi, C. 1203 Daniele Farina, C. 971 Gozi, C. 2022 Ermini, C. 2611 Ferraresi, C. 3328 Turco e C. 3447 Bruno Bossio (Seguito dell’esame e rinvio) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Legalizzazione cannabis. Le commissioni Giustizia e Affari Sociali avviano ciclo di audizioni

Questa la proposta della relatrice per la XII commissione, Anna Miotto (Pd), approvata ieri dalle commissioni riunite. Miotto: "È necessario disciplinare l'uso della cannabis per finalità terapeutiche, che rappresenta un ambito di intervento reclamato da molte persone che potrebbero trovare giovamento, per alcune patologie, dall'uso a prezzi accessibili di farmaci cannabinoidi". Le proporste di audizioni dovranno essere presentate entro il 22 gennaio.



14 GEN - “Le Commissioni possono condurre un serio approfondimento su un tema delicato che ha varie implicazioni di ordine sociale, sanitario, educativo, oltre ad importanti profili di ordine giuridico, già in sede di discussione generale e, successivamente, attraverso un programma di audizioni che potranno consentire alle Commissioni di affrontare anche alcune questioni di rilevante interesse che trovano parziale risposta nei testi delle proposte che abbiamo alla nostra attenzione”. Così la relatrice per la commissione Affari Sociali, Anna Miotto (Pd), ha ieri auspicato l’avvio di un ciclo di audizioni di esperti della materia in merito all’esame congiunto, insieme alla commissione Giustizia, del progetto di legge recante disposizioni in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati.

“Si fa riferimento, in particolare - ha proseguito Miotto - alla necessità di disciplinare in modo efficace l'uso della cannabis per finalità terapeutiche, che rappresenta un ambito di intervento reclamato da molte persone che potrebbero trovare giovamento, per alcune patologie, dall'uso a prezzi accessibili di farmaci cannabinoidi di dimostrata efficacia. La mancanza di univocità di orientamento a livello scientifico sui livelli di neuro-tossicità derivanti dall'uso o dall'abuso di cannabis deve indurci ad individuare opportune strategie rivolte agli adolescenti, perché da molte indagini risulta che la fascia di età 14-16 anni rappresenta la prevalente età del primo contatto con la cannabis”.

Il relatore per la commissione Giustizia, Daniele Farina (Sel), condividendo l’intervento di Miotto ha concordato sulla “necessità che le Commissioni riunite procedano ad un articolato ciclo di audizioni”.

Il presidente della XII commissione, Mario Marazziti (Des-Cd), ha infine stabilito che le proposte circa i soggetti di audire dovranno pervenire entro le 12 di venerdì 22 gennaio.

Giovanni Rodriquez

Legalizzazione cannabis. Le commissioni Giustizia e Affari Sociali avviano ciclo di audizioni

mercoledì 13 gennaio 2016

Della Vedova: «Ncd sappia che la depenalizzazione entrerà in Italia dalla porta principale»

Eleonora Martini
EDIZIONE DEL12.01.2016
PUBBLICATO11.1.2016, 23:59


Intervista. Parla il Radicale Benedetto Della Vedova, sottosegretario agli Affari esteri: «Il decreto legislativo riguarda solo le strutture autorizzate alla colvitazione della marijuana. E il no del centrodestra alla delega è solo un divieto pavloviano»


Sottosegretario Benedetto Della Vedova, con un Radicale come lei che guida l’intergruppo parlamentare per la cannabis legale, facciamo subito chiarezza: a chi si applica la depenalizzazione dei reati connessi alla coltivazione della marijuana contemplata nella delega parlamentare affidata nel 2014 al governo perché la trasformasse in legge entro il 17 gennaio 2016?

Si applica solo ai soggetti autorizzati alla coltivazione a scopo scientifico o per la produzione di farmaci. Pensiamo per esempio alle strutture dell’esercito dove è stato avviato il programma sperimentale per la produzione statale di cannabis terapeutica. Per affrontare il problema più generale del desolante panorama penitenziario, il parlamento intervenne trasformando l’eventuale violazione di alcune regole a cui l’autorizzazione è subordinata da reato penale in illecito amministrativo, con multe comunque fino a 30 mila euro. Non si tratta di una depenalizzazione complessiva.

Allora Gasparri, Forza Italia, Ncd, e tutta la destra che si oppone a questa depenalizzazione non hanno capito nulla?

È un riflesso pavloviano: di fronte alla sola parola depenalizzazione vedono rosso e partono con i proclami e i divieti. Ma in questo caso stanno sparando con la spingarda a un povero passerotto perché si tratta solo di una razionalizzazione del sistema penale che riguarda pochissimi soggetti autorizzati. Da un punto di vista politico rimane il problema che come si evocano diritti civili, parte fuoco di fila. Non so perché lo fanno: è un connotato, come direbbe Marco Pannella, da coalizione Fanfani-Almirante degli anni ’70.


È il centrodestra, l’area a cui lei è sempre stato più vicino…

Sì, ma il centrodestra che ha dimenticato in fretta la rivoluzione liberale e il garantismo, se non è applicato a Berlusconi (che pure io non disapprovo), quello di Bracardi: più galera per tutti. Perciò molti di noi se ne sono andati in tempi non sospetti. Ed è uno dei motivi per cui il governo fa fatica ad andare avanti nelle riforme strutturali del carcere e della giustizia.


Se il Cdm di venerdì prossimo non approvasse la norma, si troverebbero in difficoltà anche strutture come lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze dove è avviata la produzione di Stato della cannabis terapeutica?

Che ci sia o meno, questo intervento non interferisce con le autorizzazioni già rilasciate o da dare. Si tratta solo di non gravare ulteriormente sul sistema penale impegnando magistrati, forze dell’ordine, giudici e avvocati.

Come per il reato di clandestinità, il governo si muove in base alla percezione comune e non su dati di realtà…

Chiunque fa politica e si misura con il consenso sa che l’emotività è uno degli elementi con cui bisogna fare i conti. Ma se l’obiettivo è trovare soluzioni allora bisogna avere il coraggio di affrontare le critiche e di fare le scelte che si ritengono giuste, nella convinzione che saranno i risultati a placare le preoccupazioni dell’opinione pubblica.

Il ministro Orlando dice che nel governo «è ancora in corso una valutazione sul testo». Secondo lei, alla fine, prevarrà la spinta liberale o quella bigotta?

Non so, perché spetta al Cdm decidere. Però voglio dire ai colleghi dell’Ncd che noi dell’intergruppo la legalizzazione la vogliamo portare in Italia attraverso la porta principale, cioè con il voto in parlamento. E con un grande dibattito pubblico, a cui stiamo lavorando, nel quale, svincolati da una logica di maggioranza e opposizione come è giusto che sia nell’ambito dei diritti, si confronteranno le ragioni dei proibizionisti e di chi, come noi, crede nella legalizzazione come strumento di sicurezza, di legalità fiscale e di lotta alle mafie. L’iter della legge è già iniziato alla Camera dove le commissioni Giustizia e Affari sociali stanno lavorando e continueranno a farlo, anche questa settimana.

Ma come è possibile che in un Paese in cui le forze dell’ordine dettano legge sul reato di tortura o sui codici identificativi, nessuno dia retta alla relazione dell’Antimafia che parla di «fallimento dell’azione repressiva» sullo spaccio e auspica una «depenalizzazione della materia»?

Io la vedo esattamente al contrario: 220 deputati e 70 senatori hanno firmato il pdl per la legalizzazione della cannabis e la liberalizzazione della coltivazione ad uso personale. Dobbiamo essere consapevoli che si sta andando con forza in quella direzione. Non dobbiamo farci condizionare dalle polemiche strumentali contro il governo: è evidente che la battaglia parlamentare si può vincere. E in termini di legalità, salute e bilancio pubblico sarebbe un passaggio rilevantissimo che per una volta l’Italia potrebbe fare prima degli altri. Perché che si arrivi alla legalizzazione della cannabis è certo, il problema è quando.

Della Vedova: «Ncd sappia che la depenalizzazione entrerà in Italia dalla porta principale»

martedì 12 gennaio 2016

Droghe, l’Onu è ancora in mezzo al guado

Articolo di Marco Perduca * 23 dicembre 2015 18:28

Dall’otto all’undici dicembre s’è tenuta nella sede dell’Onu di Vienna l’ultima sessione della Cnd (Commission on Narcotic Drugs) del 2015 dedicata alla preparazione della sessione speciale dell’Assemblea generale (Ungass 2016), che dal 19 al 21 aprile prossimi si terrà a New York per affrontare il tema del controllo mondiale delle droghe. Il fronte conservatore del modello proibizionista comprende i paesi che fanno parte della Conferenza islamica, gli stati asiatici e la Russia: questi ritengono che Ungass 2016 debba semplicemente ratificare i documenti in fase di definizione a Vienna che, sostanzialmente, riaffermano gli obiettivi tradizionali presenti nella dichiarazione politica del 2009: la riduzione, fino all’eliminazione, dell’offerta e della domanda di droga attraverso la repressione penale e la lotta al narcotraffico.

Il fronte aperturista, che raccoglie la stragrande maggioranza dei paesi latino-americani e, in teoria, gli europei, vuole invece che il dibattito di New York sia vero, aperto, e che includa punti di vista e riflessioni anche di altre agenzie dell’Onu: in questa luce, i documenti finali dovrebbero essere messi a punto all’Assemblea per riflettere le conclusioni del dibattito al Palazzo di Vetro. E’ previsto che il dibattito affronti cinque temi chiave, dai diritti umani, agli aspetti socio-sanitari, allo sviluppo alternativo nei paesi produttori.

La Cnd ha una presidenza che varia ogni dodici mesi, dopo la Tailandia toccherà alla Repubblica Ceca, e le sessioni dedicate alla definizione dell’agenda dell’Ungass sono state affidate a una giunta coordinata dall’ambasciatore egiziano, che non sempre aiuta l’emergere di compromessi al rialzo. Comunque sia siamo anni luce avanti rispetto all’Ungass del 1998.

Dall’Oms, all’Undp ( programma Onu per lo sviluppo), da Unaids all’Alto Commissario per i diritti umani, passando per tutti gli speciali Rapporteur, si sono consolidate posizioni che pongono al centro il rispetto dei diritti umani e le ripercussioni negative dell’aver affidato al diritto penale il governo del fenomeno della circolazione e del consumo delle sostanze contenute nelle tre Convenzioni. Rispetto al passato, si arriva a riconoscere un “margine di manovra” interpretativo delle tre Convenzioni sulle droghe: la Convenzione del 1961 afferma infatti che “il possesso personale può esser considerato come reato” e non “deve” e che comunque ciò verrà stabilito dal singolo stato sulla base della propria Costituzione, delle caratteristiche del sistema penale nazionale, rispettando i principi basilari secondo cui non può esserci reato senza vittima e la pena deve essere proporzionale alla gravità del reato.

Se all’Unodc, l’ufficio per le droghe e il crimine, esiste un dibattito in merito alle priorità e agli approcci da perseguire, lo Incb, l’organismo di controllo sull’applicazione delle Convenzioni, resta sostanzialmente ancorato a posizioni di retroguardia, da depositario unico dell’interpretazione autentica delle Convenzioni che non riconosce alcun approccio alternativo a quello proibizionista. Da notare che il sistema creato con le Convenzioni del 1961, 1971 e 1988 non prevede un regime sanzionatorio in caso lo Incb ritenga che non siano rispettati gli obblighi assunti al momento della ratifica.

A gennaio e febbraio prossimi ci saranno ulteriori incontri informali per la definizione dell’agenda. La prossima riunione della Cnd si terrà dal 14 al 22 marzo e solo allora si capirà se il Palazzo di Vetro sarà solo un palcoscenico per interventi rituali dei governi o se si potrà davvero discutere nel merito: per prefigurare un futuro in discontinuità piuttosto che riaffermare le fallimentari ricette del passato.

Tutta la documentazione su Ungass on line sul sito ungass.fuoriluogo.it 

* rappresentante all'Onu per il Partito Radicale Transnazionale

(intervento pubblicato sul quotidiano il manifesto del 23/12/2015)

Droghe, l’Onu è ancora in mezzo al guado

lunedì 11 gennaio 2016

USA - Cannabis terapeutica. Apre il primo dispensario di New York

Ha aperto i battenti a New York il primo dispensario di marijuana medica. Il punto vendita, gestito dalla società' sanitaria 'Columbia Care', e' situato nei pressi di Union Square, una delle zone più' frequentate di Manhattan. Secondo quanto riferisce la stampa americana, contrariamente alle aspettative non si tratta di un posto dove vengono distribuiti spinelli, bensi' e' una vera e propria farmacia, nonché' studio medico, dove i pazienti terminali o affetti da malattie debilitanti avranno accesso a prodotti a base di marijuana, sotto forma sia liquida, che in pillole o vaporizzata. Tutti i pazienti inoltre dovranno essere regolarmente registrati e forniti dell'autorizzazione di un medico. Secondo Nicholas Vita, presidente di 'Columbia Care, prima di aver accesso ai prodotti, i pazienti vengono prima visitati per una ventina di minuti poi potranno acquistare quanto viene ritenuto necessario. Il costo delle bottiglie di marijuana liquida varia tra i cento e i 300 dollari.
"Le persone - ha spiegato Vita - saranno messe in condizioni di capire che questo posto e' come casa loro. Non avranno nulla da vergognarsi, anzi dovranno sentirsi orgogliosi di far parte di una opportunità' pionieristica che cambierà il modo di come funzionano le cure mediche".  

USA - Cannabis terapeutica. Apre il primo dispensario di New York

domenica 10 gennaio 2016

Sicurezza a Parma? No, grazie.

Egregio Direttore,
In questi giorni, lo “scontro tra bande” di piazzale Picelli, ha riportato alla ribalta il tema del mercato degli stupefacenti e l’impatto che lo spartimento delle “piazze di spaccio”, non regolamentate, ha sulla sicurezza dei cittadini.
Cosa significa questo? Prenderò ad esempio una icona cittadina, Piazza Ghiaia, per descrivere quello che sta avvenendo. Mi permetto di andare anche oltre e di mostrare cosa è successo ad un “mercato analogo” a piazzale Picelli, nuovo mercato all’aperto di stupefacenti, nel momento della sua regolamentazione.
Caro cittadino, un tempo piazza Ghiaia era il mercato dove si radunavano, da tutta la provincia, i commercianti, gli agricoltori e gli allevatori, per comperare e vendere i prodotti della terra. Cento anni fa era così. Oggi hanno messo delle regole riguardo gli orari dell’apertura dei negozi, gli eventi, lo spostamento dei box, ora spariti.
Cosa succede nelle piazze e nei parchi cittadini? Cosa ha evidenziato l’assenza della politica nel emanare leggi di regolamentazione dei mercati degli stupefacenti? Se piazza Ghiaia, negli ultimi cento anni, ha subito una trasformazione radicale, cosa ne è del mercato della droga dopo quarant’anni di assenza politica sul tema?
I parchi cittadini, oggi, sono tante piccole “Piazze Ghiaia” dello spaccio, laddovè non lo sono diventati viali interi. Il mercato della droga è “liquido”, si sposta, è sempre dove si deve trovare, per le strade, ovunque. Questo mercato ha anche una dimensione, 24 milioni di euro l’anno, un ponte nord di droga ogni anno.
Questo è il risultato della totale, completa e inesistente attenzione di tutta la classe politica e dei cittadini. E’ solo questa la motivazione di questo disastro, iniziato con il sindaco sceriffo della carta di Parma e ora perpetrato dalla codardia di una giunta che ha interesse ad essere volutamente assente su questo tema per opportunità politica, come tutti gli altri partiti cittadini.
Perché dico volutamente? Perché da quando siede in municipio, questa giunta, mai ha discusso del tema dello spaccio di stupefacenti, se non per luoghi comuni, senza mai intavolare un serio dibattito sulla soluzione del problema. La giunta rappresenta un movimento che, a livello nazionale, ha portato alla discussione una legge sulla regolamentazione della cannabis; a Parma, durante l’ultima festa antiproibizionista, il dibattito sorto, ha creato solo imbarazzo a Parma in movimento.
E’ ora il momento della buona notizia. Si può risolvere questa situazione. L’ esempio di un successo in questa direzione? Zurigo e la politica intrapresa per eliminare la criminalità dalla zone di spaccio della stazione cittadina a fine anni ‘80. La regolamentazione della distribuzione controllata di stupefacenti ai tossicodipendenti, al fine del loro recupero e reinserimento sociale, ha visto una diminuzione del crimine del 80% in un anno. Allora il problema era l’eroina. Oggi fortunatamente è solo la cannabis.

Cosa può insegnare l’esempio di piazza Ghiaia e di Zurigo nella soluzione del problema di sicurezza a Parma? Poiché la sostanza più diffusa e per la quale le forze dell’ordine sprecano maggiori risorse è la cannabis, senza risultati, è giunta l’ora di parlare di come regolamentare la vendita di cannabis a Parma e togliere, per davvero, la droga dalle strade.

sabato 9 gennaio 2016

L'uomo che ha mostrato la bugia della guerra alle droghe



Articolo di Redazione
27 dicembre 2015 16:15


Pablo Escobar è stato "il primo a capire che non è il mondo della cocaina ad orbitare attorno ai mercati, ma i mercati a ruotare attorno alla cocaina".


Di sicuro Escobar non l'ha detto proprio in questi termini: questa eretica verità è stata esplicitata da Roberto Saviano nel suo ultimo libro, Zero Zero Zero, il più importante dell'anno e sicuramente il più valido che sia mai stato scritto sul narcotraffico. Questo, di fatti, è un libro che dice ciò che deve essere detto alla fine di un altro anno di guerre per droga, che si diffondono in lungo e largo e in profondità, e sicuramente racconta ciò che non imparerete da Narcos, Breaking Bad o i numerosi report ufficiali.

La presa di coscienza che il capitalismo della cocaina è centrale nel nostro universo economico ha fatto di Escobar il Copernico del crimine organizzato, sostiene Saviano, aggiungendo: "Nessun business nel mondo è così dinamico, così incredibilmente innovativo, così leale nei confronti dello spirito del libero mercato come il business globale della cocaina." Suona semplice, ma non lo è - è rivoluzionario e, dice Saviano, spiega il mondo.

Avrei dovuto discutere di Zero Zero Zero con Saviano - che vive sotto protezione 24 ore al giorno, 7 giorni a settimana, dopo alcune minacce di morte successive alla pubblicazione di Gomorra, il suo libro sulla mafia napoletana - al Hay Arequipa book festival in Peru, questo mese. Ma Saviano non è riuscito a presenziare, a causa delle difficoltà di coordinare sempre i suoi spostamenti. Da otto anni vive in località segrete, con una scorta permanente di sette carabinieri, passando raramente più di due notti nello stesso letto. Un video collegamento con il Peru' si è dimostrato particolarmente complicato, ma ciò che Saviano aveva da dire è troppo importante, troppo urgente e troppo radicale per perdersi nei problemi di logistica. Alla fine siamo riusciti a parlare per telefono lo scorso weekend.


"Il Capitalismo", ha detto Saviano, "ha bisogno di associazioni criminali e mercati criminali...Questa è la cosa più difficile da comunicare. Le persone - anche coloro che si occupano di crimine organizzato - tendono a non notare questo fattore, insistendo sulla separazione tra il mercato nero e il mercato legale. E' la mentalità che porta le persone, in Europa e negli USA, a pensare al mafioso in prigione come ad un gangster. Ma non lo è, anzi, è un businessman, un uomo in carriera, e il suo business, il mercato nero, è divenuto il più grande mercato del mondo."

Questa è la sagace eresia di Saviano. Per decenni, scrivere di mafia globale ha presupposto l'impostazione da scisma Manicheo tra ladri e poliziotti; la nostra società in salute e l'applicazione della legge da una parte contrapposti al crimine organizzato dall'altra (con alcuni errori occasionali da parte dei primi). Ma il sentiero indicato da Saviano e pochi altri ha demolito questa relazione, ed è stato oltretutto corroborato da ogni recente sviluppo nel narco-incubo vissuto quotidianamente in Messico, inclusa in special modo la fuga, ancora una volta, dell'erede al trono di Escobar, Joaquin “Chapo” Guzman, da un cosiddetto carcere di massima sicurezza. I cartelli dei narcotrafficanti come quello di Guzman non sono avversari del capitalismo globale, ma nemmeno sue parodie; sono parte integrante - e pionieri - del libero mercato. Sono, in pratica, il modello di riferimento del libero mercato.

Abbiamo sentito molto, in questi giorni, sui pro e contro della legalizzazione delle droghe, ma molto poco sul narcotraffico come economia politica. Ora Saviano articola e dimostra ciò che tanti di noi che scrivono di mafia hanno tentato per anni di gridare a pieni polmoni dai tetti, solo che nessuno di noi è salito abbastanza in alto, ha urlato così forte o reso il messaggio così cristallino come ha fatto lui. Eccola dunque,
la bugia di ogni linea separatoria tra legale e illegale. Eccola, messa a nudo: il cartello come una grande azienda, la grande azienda come il cartello; la cocaina come puro capitalismo, il capitalismo come la cocaina, conosciuta nella sua forma più pura con il nome di zero-zero-zero - un ironico riferimento al nome dato alla farina migliore, ideale per la pasta.

Saviano scrive un reportage letterario con il suo distinto stile di narrativa, la sua cifra stilistica, immediatamente informativa ed impressionistica. Apre Zero Zero Zero con una feroce riflessione tragicomica su chi, nella vita del lettore, può fare uso di cocaina: "Se non è tua madre o tuo padre...allora è il boss. O la segretaria del boss...o l'oncologo...i camerieri che lavoreranno al matrimonio… Se non loro, allora il consigliere comunale che ha appena approvato il progetto per le nuove zone pedonali." In sessanta pagine ha messo a nudo il sistema per mezzo del quale - e per quali ragioni - la polvere bianca arriva fino al nostro naso. "La cocaina", conclude applicando la logica da business school, "è un bene sicuro. La cocaina è un bene anticiclico. La cocaina è un bene che non conosce e non teme scarsità di risorse o inflazione dei mercati." Certo, il capitalismo della cocaina - come accade sfacciatamente per ogni altro bene, e possibilmente anche di più - ha "entrambi i piedi ben piantati nella povertà… e nel lavoro non qualificato, un mare di soggetti interscambiabili, che perpetrano il sistema di sfruttamento di molti e di arricchimento di pochi".

"La cocaina diviene, in pratica, un prodotto paragonabile a oro e petrolio," aggiunge durante la nostra conversazione, "ma più economicamente potente di oro e petrolio. Con questi altri beni, infatti, se non hai accesso a miniere e pozzi è difficile entrare nel mercato. Con la cocaina non funziona così. Il terreno è coltivato da contadini disperati, il cui prodotto si può accumulare in enormi quantità di capitale e denaro, in pochissimo tempo. 

Se stai vendendo diamanti, devi prima farli autenticare, ottenere una licenza - con la cocaina questi passaggi non servono. Qualunque qualità tu abbia, puoi venderla immediatamente. Sei in perfetta sintesi con la vita quotidiana e con l'ethos del mercato globale - e l'ignoranza dei politici occidentali nel comprendere questo passaggio è sconcertante. Se il mondo europeo, e il mondo americano, non comprendono questi sistemi di forze, è perchè non hanno la volontà di comprendere il funzionamento del narcotraffico."

In un precedente libro, che presto verrà tradotto in inglese, dal titolo Vieni via con me, Saviano ha parlato di "ecomafia" per cui è "sempre fondamentale prestare attenzione ai terreni e agli spazi in cui si può nascondere e proliferare", esattamente come fa una società per ritagliarsi uno spazio nel mercato. In Zero Zero Zero, Saviano scrive di quella che potrebbe essere chiamata la genealogia delle narco-associazioni, dal periodo paternalistico del "capitalismo conservativo" alla snella e squallida multinazionale che è diventata: comprando banche fallite, lavorando sull'economia del credito, subentrando alle banche nei prestiti. Permeando il sistema finche' non è divenuto indistinto da esso, totalmente aderente, fino ad ora che (scrive Saviano in Vieni Via Con Me): "la democrazia è letteralmente in pericolo" e noi siamo diventati "tutti uguali, tutti contaminati… nella macchina del fango".

"Quindi la storia del narcotraffico", dice adesso, "non è qualcosa che succede lontano da noi. Le persone preferiscono pensare alla violenza disgustosa come a qualcosa di distante da loro, ma non lo è. La nostra intera economia è pervasa da questa narrativa."


Per alcune ragioni, dice, il mondo Anglo-Sassone è più lento a comprendere l'innata criminalità del sistema "legale" rispetto a quanto lo sono le società latine. "Penso che il mondo Anglo-Sassone, Anglo-Americano, sia infuso di un certo positivismo calvinista; le persone vogliono credere nella 'buona salute' della loro società", dice Saviano, anche se "tutto questo significa che, per esempio, la City di Londra è divenuto un centro per il riciclaggio di denaro sporco molto più di quanto lo siano le Isole Cayman".

La mafia, afferma, ha un modo particolare di consolidare la sua presenza e accrescere la sua forza, in un modo quasi Darwiniano, evoluzionistico: "la forza della mafia è questa. Se un mafioso combina un guaio, muore - e così si sviluppa un sistema di sopravvivenza. Quando fanno un errore, vengono uccisi e rimpiazzati da qualcuno ancora più spietato, così che l'organizzazione diventa più forte."

All'inizio di quest'anno, scrivendo da New York, Saviano ha descritto la sua difficile vita sotto scorta per il Guardian, e in questo passo che segue lui chiede a se stesso, in modo commovente: "Ne è valsa davvero la pena?"

"Io scrivo di Napoli, ma Napoli si tappa le orecchie", si rammarica Saviano.
Scrive lui, "è un mio errore se gli articoli che continuo a scrivere sul sangue versato dal mercato della cocaina cadono miseramente su orecchie sorde." Ogni giornalista o scrittore di queste tematiche sente in parte il peso di questi sentimenti, ma – a parte alcuni colleghi in Messico e Colombia - con un prezzo da pagare inferiore a quello pagato da Saviano: ovvero la sua libertà e la sua sicurezza.

"A volte penso di essere ossessionato", riflette nel suo libro, ma "altre volte sono convinto che queste storie sono un modo per dire la verità". Qui ce l'abbiamo, la verità. Sia che Saviano sia ossessionato o meno, si rende conto di una verità brutale: che capire il narcotraffico equivale a comprendere il mondo moderno.
"Non potrai mai davvero capire come funziona il mercato globale se non capisci come funziona il narcotraffico", dice nella nostra conversazione.

Un passaggio degno di nota in Zero Zero Zero spiega il perchè: una trascrizione di una registrazione dell'FBI di un esperto mafioso italiano che, a New York, istruisce dei giovani soldati messicani sulla differenza tra legge e "regole". Le leggi ci sono per essere infrante, sottolinea, ma le regole dell'organizzazione sono sacrosante, sotto pena di morte.
"La legge si suppone essere applicabile a tutti," Saviano mi dice, "ma le regole sono fatte dai cosiddetti 'uomini d'onore'. Questo è il modo in cui il narcotraffico spiega il mondo, ricomprendendo tutte le contraddizioni di esso. Per aver successo nel narcotraffico, devi applicare le regole per infrangere la legge dello stato. E oggi, ogni grande corporation può aver successo solo se adotta lo stesso principio - se le regole lo esigono, deve infrangere la legge."

(articolo di Ed Vulliamy pubblicato sul quotidiano The Guardian del 26/12/2015)

lunedì 4 gennaio 2016

Cannabis legalizzata in Usa. Crisi dei produttori in Messico

Articolo di Redazione
31 dicembre 2015 16:09

La progressiva liberalizzazione dl consumo di marijuana negli Stati Uniti sta complicando il business dei produttori clandestini di questa droga nel nord del Messico, cosi' come lo evidenzia il quotidiano Los Angeles Times.
Grazie ad alcune testimonianze dei contadini di piccole piantagioni di cannabis nello Stato di Sinaloa, pubblicate dal quotidiano, i ricavi che gli stessi hanno avuto per ogni chilogrammo di droga, in quattro anni e' passato da 100 a 30 dollari.
“La gente non vuole abbandonare le proprie piantagioni illegali, ma sempre piu' si sta rendendo conto che non e' un buon business”, ha detto al quotidiano Juan Guerra, ministro dell'Agricoltura dello Stato di Sinaloa.
“Se qualcuno viene qui per comprare marijuana, chiede che sia economica”, ha detto Emilio, un agricoltore che lavora quattro appezzamenti di droga coi propri figli.
“Pero', anche se in realtà non è più considerato un buon affare, non c'è niente altro da fare”.
Secondo i funzionari di entrambi i lati della frontiera consultati dal Los Angeles Times, la caduta dei prezzi ha provocato una riduzione della produzione della marijuana in Messico ed una diminuzione del traffico di droga verso il vicino Paese. Secondo Beau Kilmer, co-direttore del Centro di Indagini sulle Politiche delle droghe del think-thank Rand Corporation, nel 2008 il Messico era il Paese d'origine dei due terzi della marijuana consumata ogni anno in Usa.
Attualmente -dice Alejandro Hope, analista sulla sicurezza e le droghe in Messico, la marijuana messicana rappresenta meno di un terzo del totale che si consuma nel territorio statunitense.
“Cio' che e' cambiato oltre la frontiera sta facendo diventare la marijuana meno redditizia per organizzazioni come il cartello di Sinaloa”, dice Antonio Mazzitelli, rappresentante in Messico per l'Unocd.
In base a dati della Procura Generale della Repubblica, il Governo messicano sta cercando di eradicare 4.484 ettari di piantagioni di cannabis, un numero inferiore ai 17.777 eradicati nel 2010.
Riguardo ai sequestri nel 2014, l'Ufficio delle Dogane e Protezione delle Frontiere ne ha sequestrato 1.085 tonnellate alla frontiera. Quattro anni prima, i sequestri erano sulle 1.500 tonnellate.
Inoltre, il numero di arresti per coltivazione di marijuana all'estero, secondo la DEA, e' passato da 4.519 del 2010 a 2.367 nel 2014.
Nel 1996, la California, maggiore produttore di questo Paese, e' diventata il primo Stato che ha legalizzato la marijuana terapeutica. Altri 22 Stati hanno seguito il suo esempio negli ultimi venti anni.
Secondo le leggi federali statunitensi, pero', la produzione e il possesso di marijuana sono reati, e il Dipartimento i Giustizia Usa ha piu' volte interferito nelle legislazioni locali.


Cannabis legalizzata in Usa. Crisi dei produttori in Messico

domenica 3 gennaio 2016

Marijuana Legalization 2016: Which States Will Consider Cannabis This Year?


BY JACKIE SALO 12/30/15 AT 8:35 PM


As pot legalization gains momentum across the country, more states are looking to let either lawmakers or voters decide on cannabis on the 2016 ballot. Four states and Washington, D.C., have passed legislation to permit recreational marijuana entirely, and others are gearing up to consider whether to follow their lead in the new year. At least 10 states are expected to consider whether to legalize marijuana for some degree of use.
Here are the battlegrounds that lie ahead in the movement to legalize cannabis.

Arizona -- A campaign being led by the Marijuana Policy Project of Arizona would legalize the possession and consumption of marijuana for adults 21 and older, and allow them to grow up to six plants in their homes. The initiative needs over 150,000 signatures by July 7 to place the question on the 2016 ballot.

California -- Legalization advocates filed the state's ninth recreational marijuana legalization initiative, the Adult Use of Marijuana Act, but need to collect 365,880 signatures before the state's Feb. 4 deadline to appear on the 2016 ballot.

Florida -- Two different groups are working to legalize medical cannabis. Floridians for Freedom has begun collecting petition signatures from voters to legalize marijuana through a state constitutional amendment proposal on the 2016 ballot, while another group, United for Care, also will attempt to legalize the drug for medicinal purposes.

Maine -- Some parts of the state have already legalized marijuana for medical use, but a new bill looks to legalize cannabis entirely. The Maine Marijuana Legalization Initiative would allow adults 21 and older to possess up to 2.5 ounces of marijuana, including concentrated forms of the drug.

Massachusetts -- The state may completely decriminalize marijuana in 2016 with a bill that, if passed, would enable cannabis to be regulated like alcohol. Advocates have also proposed similar laws with the Massachusetts Marijuana Legalization Initiative, which may appear on the 2016 ballot. Cannabis is legal in the state only for medicinal use.


Michigan -- Advocates of legal pot are seeking to place a recreational marijuana legalization initiative on the 2016 ballot. Under the measure, adults age 21 and over would be allowed to possess and use cannabis and to own 12 marijuana plants.

The cannabis reform committee will need signatures from 250,000 registered voters to earn it a spot on the November 2016 ballot. "We intend to save the state and local government about $300 million a year they spend on cannabis prohibition," said Jeffrey Hank, chairman of the Michigan Comprehensive Cannabis Law Reform. "And raise an additional $100 to $200 million in additional revenue and create [as many as] 25,000 jobs."


Missouri -- One group, New Approach Missouri, has filed a petition with the secretary of state's office to legalize cannabis for medical purposes. To get on the ballot, around 160,000 signatures from registered voters will be needed.


Nevada -- The Nevada Marijuana Legalization Initiative is on the Nov. 8 ballot. Advocates are proposing that cannabis be regulated like alcohol in an initiative that would legalize marijuana possession and sale for recreational use. “Voters will have the opportunity to end marijuana prohibition next year and replace it with a policy that actually makes sense,” said Mason Tvert, director of communications for the Marijuana Policy Project, in a news release.

Rhode Island -- A bill to legalize marijuana, introduced last January, will likely be considered in 2016. The Marijuana Regulation, Control and Taxation Act would legalize pot entirely. "Regulating marijuana will take sales out of the underground market and allow authorities to keep tabs on the product," state Rep. Scott Slater, a Democrat who sponsored the bill, told the Huffington Post.

Vermont -- Two groups are at odds over whether to legalize weed for recreational use in the state after a bill was introduced to decriminalize cannabis. State lawmakers could vote on the bill in 2016. One group, Smart Approaches to Marijuana Vermont, has rallied against the proposal. "I really want to have a thoughtful conversation based on science," said Debby Haskins, the group's director.

The Vermont Cannabis Collaborative supports the bill and published a report last month touting the economic benefits of the drug. "Vermont has a unique opportunity to define what this industry looks like," reads the report. "What if our cannabis economy became known for the same values that make Vermont unique: collaboration, innovation, community, creativity, environmental stewardship, healthy lifestyles and artisanal goods?"


Marijuana Legalization 2016: Which States Will Consider Cannabis This Year?

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