cookie

Translate

venerdì 29 settembre 2017

Snoop Dogg's venture capital firm is leading an investment in a cannabis tech company

Jeremy Berke

snoop dogg
Snoop Dogg's fund is making big moves in the cannabis space.Richard Shotwell/AP
A cannabis-specific venture capital firm that counts Snoop Dogg among its partners is investing in a Toronto-based cannabis tech company.
Snoop Dogg's fund, Casa Verde, led a $2 million seed round in Trellis, a cannabis inventory management firm. Trellis develops software to help dispensaries and other plant-touching businesses comply with regulatory requirements, including seed-to-sale tracking. 
Casa Verde makes early-stage investments in cannabis companies that do not touch the plant, but rather provide ancillary products and services to the emerging industry.
"We are at a pivotal point in the industry where the market is expanding with new regulations and operators are experiencing growing pains. This makes it all the more important to have strong tools and procedures in place," Pranav Sood, the CEO of Trellis said. "We are thrilled to have been able to attract such a strong team of beta clients, investors, and advisors to support us in our vision."
Trellis works with cannabis clients in both Canada and California and plans to expand to more states that have legalized cannabis for recreational and medicinal use. 
"As cannabis legalization sweeps the US, the compliance burden for cannabis-related businesses will become more and more rigorous," Karan Wadhera, a Goldman Sachs alum, and the managing partner at Casa Verde said. "We have been searching for companies with an elegant solution to address the growing pains of the industry."
"That is exactly what Pranav and his team have built with Trellis," Wadhera said.
Gateway, a California-based incubator for cannabis startups also provided additional funding, as well as Argonautic Ventures and One Gun. 
Wadhera previously told Business Insider in an interview that investing in ancillary startups that provide software and tech services to cannabis companies is one of the "most exciting" areas of the industry, as these companies can "actually scale" and aren't subject to the often byzantine regulations that plant-touching businesses are.
Cannabis is considered an illegal drug by the federal government, although a number of states have legalized the plant for recreational and medicinal use. Attorney General Jeff Sessions, a noted opponent of cannabis, has threatened to crack down on the nascent industry. 

venerdì 8 settembre 2017

ITALIA - Cannabis, la Cassazione: anche lo spaccio può essere fatto di lieve entità

Notizia 
31 agosto 2017 13:39
 
Anche lo spaccio di hashish "non episodico né occasionale" può essere considerato, in alcuni casi, un fatto di lieve entità. Sulla base di questo principio, già consolidato nella giurisprudenza in materia, la Cassazione ha ordinato al tribunale del riesame di Torino di rivedere la misura cautelare per un marocchino: i giudici, in particolare, dovranno rivalutare l'applicazione di una norma, nota fra gli operatori del diritto come "quinto comma", della legge del 1990 sugli stupefacenti. Il nordafricano, di 45 anni, era stato arrestato in flagranza lo scorso marzo e un gip aveva confermato il carcere. L'uomo aveva con sé due pezzi di sostanza, del peso lordo di 23,9 e 3,8 grammi, un telefono cellulare e 605 euro in contanti: circostanze che hanno indotto investigatori e inquirenti a immaginare che fosse un pusher professionista. Ma la Cassazione, accogliendo il ricorso dell'avvocato Nicola Ciafardo, ha ribadito che "l'ipotesi del fatto di lieve entità non è incompatibile con lo spaccio non occasionale", e che, addirittura, "è possibile configurare come lievi anche gli episodi che costituiscono attuazione del programma criminoso associativo". Secondo gli Ermellini i giudici devono valutare "con visione unitaria e globale" tutti gli elementi "senza automatismi o preclusioni". Quelli di Torino, fra l'altro, in questo caso hanno deciso sulla base di "assiomi", senza per esempio accertamenti sul traffico telefonico. La Corte, comunque, sottolinea che il "quinto comma" e l'ipotesi lieve non impediscono, al momento della sentenza, di condannare il colpevole "a una pena attestata sul massimo", che è di quattro anni. 

martedì 5 settembre 2017

Legalizzazione droghe. Al dilagare della criminalita’ organizzata e al bigottismo suicida, la battaglia non puo’ che essere transnazionale

Articolo di Vincenzo Donvito
2 settembre 2017 10:03
 
 Non diciamo nulla di nuovo nel ricordare che il proibizionismo sulle droghe (di tutti i tipi) genera disordine pubblico, profitti per le mafie e la criminalita’ internazionale e locale, instabilita’ politiche ed economiche, massacro sociale. E niente di nuovo anche nel ricordare che coloro che in buona fede perorano tutti i divieti possibili ed immaginabili, sono di fatto complici dei risultati e risvolti del proibizionismo. E sempre per ricordare che l’unica soluzione e’ la legalizzazione, con conseguente informazione e riduzione del danno. E’ quello che da decenni le persone libere del mondo (destra e sinistra politica non discriminano nulla in merito) ripetono in continuazione, scontrandosi con la logica degli Stati e degli equilibri economici ad essi connessi, in un macabro equilibrio tra legalita’ e criminalita’, dove quest’ultima sta sempre avendo la meglio.
I sostenitori della legalizzazione, pionieri di diritto e buon governo, stanno avendo qualche risultato, ma limitatissimo e in estrema ed intensa difficolta’. Sia nei coraggiosi Stati Usa che nei pochi Stati (europei inclusi) che, al di la’ delle alchimie per non farsi castigare dalle normative proibizioniste internazionali saldamente in vigore, cercano di mitigare le conseguenze del proibizionismo.
Uno dei problemi centrali per intraprendere un percorso legalitario e costruttivo e’ quello di incidere sui padroni dei capitali del mondo. Che sono poco interessati ad una legislatura proibizionista o meno, ma molto interessati a conformarsi ed avere contesti normativi che consentano loro di rispettare le ragioni sociali della loro esistenza, cioe’ fare soldi.
Cosa succede? 
Il caso dell’Uruguay e’ sintomatico. Hanno legalizzata la marijuana col controllo dello Stato. Sono passati alla fase esecutiva: distribuzione nelle farmacie. Ma siamo vicini al blocco totale dell’applicazione di una legge di uno Stato sovrano: le banche Usa, che fanno il bello e cattivo tempo in un Paese sudamericano dove il dollaro e’ la moneta per eccellenza, senza mezzi termini hanno detto che chiuderanno i conti bancari di chi opera con le droghe illegali: le leggi federali del loro Paese (in ottemperanza ai trattati internazionali) glielo impongono e, pur se le legislazioni nazionali dei singoli Paesi in cui operano dicono il contrario, non possono per loro avere valore prioritario. Questa e’ la lettura legalitaria del contesto. Mentre la lettura politica e’ una conferma di quanto gli Usa possono decidere tutto nei Paesi in cui le singole economie sono dipendenti dalla loro. Imperialismo o meno che lo si voglia chiamare, di fatto e’ cosi’. Del resto, altrettanto accade negli Stati Usa che hanno legalizzato la marijuana, dove le transazioni bancarie si fanno solo con piccole banche locali o in contanti, mentre le grandi banche federali non muovono un centesimo in quel contesto. Poi, ovviamente, c’e’ caso e caso. In Uruguay e’ facile che Citibank o Bank of America, per esempio, facciano muro brandendo la spada della legalita’. Ma sono molto piu’ quieti in altri contesti in cui il dollaro, per quanto importante, non e’ unico ossigeno (come in alcuni Paesi europei, dove -pero’ e comunque- non c’e’ un esplicito coinvolgimento dello Stato come in Uruguay, ma “solo” politiche di riduzione del danno -vedi Portogallo. Svizzera, etc).
Cosa ci dice questo contesto? 
Due cose. La prima: la modifica delle convenzioni internazionali e’ fondamentale. La seconda: il contesto legislativo federale Usa e’ altrettanto fondamentale, visto che l’economia transnazionale e internazionale di questo Paese pervade quella di tutti gli altri Paesi del mondo (molto meno in Ue da quando abbiamo l’euro).
Facciamone tesoro
Senza un’adeguata ed incisiva politica internazionale e transnazionale, le battaglie legalizzatrici in materia di droghe sono destinate ad arenarsi. Senza sottovalutare le iniziative di riduzione del danno (distribuzione controllata delle sostanze pesanti, depenalizzazione delle droghe leggere), se aspiriamo a risultati incisivi, e’ il contesto transnazionale su cui bisogna lavorare (ONU soprattutto).

Archivio blog